Spazio Ex Cisterne
Composti nel 1920, i Sei studi per quartetto d’archi rappresentano un primo avvicinamento alla composizione per il giovanissimo Adorno. Sulle tracce di Schönberg e Berg, il futuro filosofo sperimenta in queste pagine la dissoluzione da ogni legame con la sintassi tonale, per avventurarsi in territori dove è il fluire stesso del pensiero musicale a crearne la forma.
La dimensione aforistica degli Studi, le cui singole durate non superano i tre minuti, evita arcate ampie di organizzazione tematica, per procedere invece con incisi frammentati, alcuni dei quali richiamano con enfasi grottesca andamenti ritmicomelodici più tradizionali. Ogni Studio sembra inoltre affrontare aspetti tecnici della scrittura quartettistica, un quaderno di schizzi destinati ad approfondimento, che avverrà poco dopo con la composizione di un vero e proprio Quartetto (1921). Il dissolvimento dell’architettura formale che Adorno sviluppa negli Studi si colloca all’opposto delle motivazioni che, vent’anni più tardi, animano Dmitrij Šostakovič nella composizione del Quintetto op. 57. In questo lavoro del 1940, il compositore risponde alla tragedia della guerra incombente e all’oppressione del regime con l’utilizzo di forme riconoscibili e radicate nel passato: il secondo movimento è una fuga e il quarto ha andamento di passacaglia. L’impronta armonica complessiva, a partire dal primo accordo, garantisce all’ascoltatore un solido orientamento all’interno della sintassi tonale. Il disegno architettonico di ogni movimento si staglia ampio e nitido, anche quando la temperatura espressiva è improntata a meditabonda malinconia. Allegro, commissionato nel 2023 da I Concerti della Normale di Pisa, è invece il primo movimento di un Quartetto per archi che (ancora) non esiste. Come nei primi movimenti tradizionali, il brano presenta la successione di componenti formali definiti: primo gruppo tematico, ponte modulante di connessione, secondo gruppo tematico, sviluppo che ne rielabora gli elementi costitutivi e che dovrebbe condurre alla ripresa… ma in questo Allegro lo sviluppo si interrompe sempre e collassa sul primo gruppo tematico, da cui riprende la stessa identica successione, fino a una definitiva disgregazione. In ogni ripetizione, i due gruppi tematici esplorano nuovi esiti musicali, ma esposizione e sviluppo non trovano mai una possibile e riconciliativa soluzione. Lo sviluppo non conduce alla ripresa, la dialettica non genera sintesi. Affiora poi, in contesti ogni volta differenti, un’antica melodia popolare, frammentata e immemore, testimone estranea e inattesa.
Filippo Del Corno