Presentazione di Pasolini Warhol 1975

Presentazione di Pasolini Warhol 1975

10 mar 2023
Messina 2

Nell'ambito della mostra La pubblicità della forma, si presenta il saggio di Alessandro Del Puppo Pasolini Warhol 1975 (Mimesis), in dialogo con Michele Masneri, scrittore e giornalista.

Presentazione di Pasolini Warhol 1975

Nel 1975 Pier Paolo Pasolini venne invitato a scrivere un testo critico su Ladies and Gentlemen, la serie di ritratti di transgender realizzata da Andy Warhol su commissione del gallerista Luciano Anselmino ed esposta quello stesso anno in una grande mostra a Palazzo dei Diamanti a Ferrara. Intorno a questa vicenda ruota il saggio di Alessandro Del Puppo Pasolini Warhol 1975, pubblicato con l'editore Mimesis. 

All’apparenza, i nomi di Pasolini e Warhol appaiono come un’endiadi difficilmente componibile. Warhol era il più intonato cantore della società dei consumi e del neocapitalismo. Pasolini si stava imponendo come il più accanito e addolorato denunciatore del “genocidio culturale” così prodotto. Pasolini aveva interpretato il mutamento antropologico degli italiani in ragione d’un vituperato consumismo, e la società dei consumi come un prodotto della televisione. Ne parlò in termini di “neocapitalismo televisivo” in un’intervista del 1958, e si dichiarò contro essa nel 1966, suggerendo poi di abolirla. Warhol invece dichiarava, come una sorta di Virginia Woolf postmoderna, di aver sempre desiderato, sopra ogni altra cosa, uno show televisivo tutto per sé. E mentre Pasolini si scagliava contro il “potere” e il palazzo, e che scriveva di dover portare a processo tutta la Democrazia cristiana, Warhol era orgoglioso di cenare con Nixon alla Casa Bianca. 

Nel suo testo Pasolini proiettò sulle immagini di Warhol – una trabocchevole e sbalorditiva parata di duecento e più drag queen afro e portoricane – le categorie interpretative che lo avevano sin lì condotto ad argomentare il mutamento antropologico degli italiani. 

Accusare però le figure di Warhol di essere prive di dialettica rivoluzionaria, stelle fisse – così lui scrisse, con la zampata del poeta - come un’abside bizantina, significava sbagliare bersaglio. La differenza queer non poteva agire nel campo della Storia (come Pasolini stava cercando per un’ultima volta di raccontare, per altre vie, in un film come Salò). Agiva nel campo della cronaca, nel vissuto, nel risvolto esistenziale – che non era solo quella carnevalizzazione che divertì un po’ tutti, nell’Italia del 1975. Warhol a suo modo l’aveva capito. Per la sua cultura, e la natura della sua stessa omosessualità, Pasolini non poteva capirlo.